Bilancio INPS 2022, dati decisamente positivi e alcune riflessioni
Nominati con DPCM i due commissari di INPS E INAIL, al via la “riforma”
L’esercizio relativo all’anno 2022 si è chiuso per INPS con un bilancio decisamente positivo: oltre 7,1 mld di €, in forte miglioramento rispetto al 2021, e con un avanzo finanziario pari a oltre 23 mld di €, anch’esso in netta crescita rispetto al precedente anno 2021. Trattasi della sintesi finale del bilancio approvato dal Consiglio di Amministrazione (CdA) di INPS e illustrata nella conferenza stampa del 24 maggio u.s. dal Presidente dell’Istituto Pasquale Tridico, che dopo il varo del D.L. 10.05.2023 n. 51 con le linee della nuova “riforma” di INPS e INAIL voluta dal Governo, ha di fatto concluso il proprio mandato, attribuito nel marzo 2019, restando in carica solo per l’ordinaria amministrazione nelle more della nomina del Commissario.
Il prof. Tridico, nella sua ampia relazione, ha fornito altri numeri interessanti che riguardano l’attività dell’Istituto nell’anno 2022: 25 milioni di lavoratori assicurati; 42 milioni di utenti; 10 milioni di assegni unici per i minori; 22 milioni le pensioni erogate; 2 milioni di NASPI (indennità mensile di disoccupazione).
Ancora: nel 2022 la spesa per le pensioni è stata pari a 283.254 mln €, ed è cresciuta del 3,8% (nel 2021 era stata pari a 272.807 mln €). Le pensioni della Gestione Dipendenti Pubblici in essere al 1 gennaio 2023 sono esattamente in numero di 3.107.983 (lo 0,8% in più rispetto al 2021), per un impegno finanziario complessivo annuo pari a 83.318 mln €.
Con riferimento alle diverse tipologie, il 58,9% delle pensioni erogate nel 2022 dall’Istituto sono state di anzianità o anticipate, con importo complessivo annuo pari a 54.416 mln €; il 14,3% sono state pensioni di vecchiaia con importo complessivo annuo pari a 13.736 mln €; le pensioni di inabilità sono state invece il 6,5%, e il restante 20,3% è stato costituito dalle pensioni di reversibilità. Rispetto al 40,4% di pensioni corrisposte a uomini, sono le donne a percepire il 59,6 % dei trattamenti pensionistici, e i dati rilevano complessivamente una maggiore presenza di donne in tutte le categorie, ad eccezione di quelle di inabilità.
Sotto il profilo della distribuzione territoriale, il maggior numero delle prestazioni è concentrato al Nord con il 40,9%, seguito dal 36,5% delle prestazioni erogate al Sud, isole comprese; al Centro, invece, solo il 22,3%.
Ancora: il 39,8% della spesa pensionistica complessiva della Gestione Dipendenti Pubblici viene erogata nell’Italia settentrionale, contro il 36,4% dell’Italia meridionale ed isole, ed il 23,6% dell’Italia centrale.
Per quanto attiene alle entrate del bilancio INPS 2022, sono state complessivamente pari a 256.138 mln €; le contribuzioni dei lavoratori dipendenti del settore privato sono state pari a 163.657 mln. € (+9,2% sul 2021); quelle dei lavoratori autonomi sono state pari a 21.948 mln. €; quelle dei lavoratori pubblici sono state pari a 60.586 mln € (+3,2% sul 2021); infine, quelli dei lavoratori parasubordinati e liberi professionisti sono state pari a 9.947 milioni (+12% sul 2021).
Per quanto attiene invece alle uscite dello stesso bilancio, quelle relative alle prestazioni erogate sono così dettagliate: le spese per il sostegno del reddito (trattamenti di disoccupazione, integrazioni salariali, bonus, trattamenti di malattia ecc.), assommano complessivamente a € 26.049 milioni, dei quali 11.848 riguardano i trattamenti di disoccupazione, con un incremento del 4% sul 2021. Seguono i Bonus una tantum da 200 euro e 150 euro (8.391 mln. €).
La spesa per la c.d. “inclusione sociale” (assegni e pensioni sociali, prestazioni di invalidità civile, reddito e pensione di cittadinanza e reddito d’emergenza) è stata pari a 33.802 mln € (-6,5% rispetto al 2021), di cui 20.535 mln € per l’invalidità civile, e 8.039 mln € per reddito e pensione di cittadinanza (-9,4% sul 2021).
Le spese per la famiglia (assegni al nucleo familiare, assegno unico e universale, trattamenti di maternità, assegni di natalità, rette di asili nido e congedi parentali) è stata pari a 21.242 mln €, con una notevole crescita sul 2021 (+79,6%), dovuta essenzialmente al varo dell’Assegno Unico e Universale da marzo 2022. Infine, le cosiddette altre prestazioni, che ricomprendono anche TFS e TFR dei dipendenti pubblici, che hanno inciso sul bilancio dell’Istituto per 16.371 mln €, con un aumento dell’11,4% rispetto al 2021.
Queste, in estrema sintesi, le voci che connotano il bilancio INPS 2022, che evidenziano l’ottimo stato di salute attuale dell’Istituto che, nonostante i problemi innescati da pandemia e guerra in Ucraina, ha chiuso l’esercizio finanziario con un attivo di oltre 7 miliardi di €, un risultato notevole dovuto essenzialmente, a parere dello stesso prof. Tridico, a tre fattori: migliore andamento dell’economia rispetto alle previsioni di inizio anno; maggiori entrate contributive e, infine, una crescita dell’occupazione.
Nel prenderne atto con vero piacere, non possiamo non segnalare la necessità di una utile riflessione a tutto tondo per comprendere come utilizzare al meglio l’attuale, positiva situazione finanziaria dell’Istituto.
E abbiamo in testa un paio di idee, che offriamo come contributo a questa necessaria riflessione e in previsione del prossimo tavolo tecnico sulle pensioni 2024 previsto al Ministero del Lavoro per il 26 p.v..
La prima, è che pensiamo, al di là del pronunciamento al riguardo della Corte Costituzionale che tarda ad arrivare, sia giunto il momento di cancellare la “vergogna assoluta” (il giudizio è di Marco Carlomagno, Segr. Gen. FLP) che oggi esiste in ragione della diversità di trattamento tra settore privato e settore pubblico in materia di TFS/TFR, e questo sia in costanza di rapporto di lavoro (assicurando anche ai lavoratori pubblici la possibilità di richiedere fino al 70% del TFS/TFR maturato) sia al momento del pensionamento (corresponsione immediata e in unica soluzione del TFS/TFR maturato). Una seconda opzione potrebbe essere quella di studiare il modo di azzerare le odiose “finestre mobili”, che impongono il differimento temporale della collocazione in pensione ben oltre i termini di raggiungimento dei requisiti per la pensione.
E, nello sfondo, c’è un tema di grande attualità ed interesse, certo politicamente molto sensibile, e che la Confederazione CSE ha ripetutamente posto nei tavoli di confronto, ed è quello di rendere possibile la separazione della spesa assistenziale da quella previdenziale, affinché sul conto pensioni non figurino più prestazioni esclusivamente di natura assistenziale che oggi gonfiano a dismisura la spesa pensionistica che, al netto appunto delle spese assistenziali, appare in equilibrio e peraltro in linea con la media europea.
Prima di concludere, informiamo che, in data 15 u.s., la Presidente Meloni, a distanza di ben oltre i 20 giorni previsti dal DL 51/2023 che abbiamo richiamato in apertura, ha firmato il DPCM che reca la nomina dei commissari straordinari degli Enti Previdenziali Pubblici nelle persone:
- per INPS, della dr.ssa Micaela Gelera, attuaria consulente della Cassa di previdenza dei consulenti del lavoro, e dunque nota alla Ministra Calderone che ha guidato in passato l’Ordine dei consulenti del lavoro;
- per INAIL, del Fabrizio D’Ascenzo, attuale Preside della Facoltà di Economia della Sapienza e Presidente del corso di laurea magistrale in Economics and Communication for management and innovation.
I due commissari, secondo il DL 51/2023, avranno 90 giorni per modificare i regolamenti dei due Enti alla luce della linee di riforma della governance disposte dallo stesso DL, che, ricordiamolo, prevede anche la nomina da parte del Governo di un C.d.A. di quattro membri e di un D.G. su proposta della stesso C.d.A..
Ad entrambi i Commissari nominati, le felicitazioni e gli auguri di un buon lavoro, che appare davvero molto impegnativo in quanto finalizzato al ridisegno della governance di due Istituti pubblici davvero importanti.
Coordinamento Nazionale CSE FLP pensionati
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