Approvato il PSB, poche risorse per la manovra 2025

Pensioni: ancora regole flessibilità 2024, trattenimenti in servizio per i pubblici, potenziamento secondo pilastro e ripristino regole perequazione

Con il varo del PSB, si è alquanto modificato lo scenario previsto sulle regole previdenziali per l’anno 2025

Il PSB (Piano Strutturale di Bilancio di medio termine) rappresenta una delle novità introdotte dalla riforma del bilancio europea del 2023 e dal nuovo patto di stabilità ed ha già avuto il via libera dal Parlamento. Sostituisce la vecchia NADEF (Nota di aggiornamento del DEF) e, al pari della stessa, reca il quadro di finanza pubblica e delinea gli spazi di manovra della legge di bilancio, ma in modo di certo più impegnativo rispetto al passato in quanto è proiettato nel quinquennio e fissa in modo vincolante i tetti massimi di spesa per i prossimi 7 anni, con un tasso crescita medio previsto all’1,5%. Il che significa, per l’Italia, un taglio annuo al deficit strutturale di circa 12 miliardi nel 2025 e 2026 seguito da correzioni più leggere negli anni dal 2027 al 2031, quando la discesa del deficit sotto al 3% del PIL dovrebbe farci uscire dalla procedura di infrazione.

Se questa è la nuova cornice, peraltro aggravata dalle previsioni più negative della Banca d’Italia (PIL a 0,8 nel 2024), appare evidente che la manovra per il 2025 sarà molto poco espansiva, come già nel 2023 e 2024 per mancanza di risorse adeguate, che il Governo vuole – e noi siamo d’accordo – impegnare in primis nella conferma della riduzione del cuneo retributivo e dell’IRPEF a tre aliquote e con più risorse per la Sanità.

In questo contesto, a scorrere il PSB, non appaiono all’orizzonte del 2025 le misure che noi auspicavamo in materia di pensioni, in primo luogo “quota 41” (uscita dal lavoro con il solo requisito di 41 anni di contributi), ma l’impressione è che si vada verso una stagione ancora interlocutoria in materia di pensioni.

Dunque, il DDL 2025, che vedrà la luce entro questo mese, dovrebbe infatti vedere confermate le regole pensionistiche 2024, con una sola, piccola novità: l’aumento delle pensioni minime che, con la conferma dell’incremento una tantum 2024 (2,7%) e la perequazione 2025 (1% circa), potrebbero salire a 620 € circa.

Per il resto, sempre a leggere il PSB, il DDL bilancio 2025 in materia di pensioni 2025 dovrebbe recare:

  • la conferma in tema della flessibilità delle regole attuali su “quota 103”, “opzione donna” e “APE Sociale”;

  • la conferma del c.d. “bonus Maroni” (possibilità di scelta per il lavoratore che ha maturato “quota 103” di restare al lavoro optando per la destinazione in busta paga della quota di contribuzione a suo carico – 9,19%, ma con successiva pensione ridotta a regime), forse con una estensione ad altri soggetti rispetto ai soli quotisti;

  • la fine dell’obbligo di pensionamento per i dipendenti pubblici che hanno raggiunto i 67 anni d’età o i requisiti per la pensione anticipata ordinaria a 65 anni d’età (limite ordinamentale di servizio), consentendo così ai lavoratori, in assenza di domanda di pensionamento, la permanenza al lavoro fino a 70 anni, e alle PP.AA. di trattenere dipendenti ad elevato know-how e di conseguire un efficace trasferimento di saperi lavorativi;

  • ai fini del potenziamento della previdenza complementare, sollecitato dal PSB, un nuovo semestre per il “silenzio assenso” e la promozione su base volontaria (oppure obbligo?) di versare il 25% del TFR ai fondi;

  • indicizzazione 2025 all’inflazione (c.d. “perequazione”) ma con il ripristino dei tre vecchi scaglioni (100, 90 e 75 %), che appare una scelta cautelare in vista del prossimo pronunciamento della Corte Cost. in materia.

Francamente non ci pare proprio il massimo, ci riserviamo comunque un giudizio a dopo l’uscita del DDL.

Il Coordinamento Nazionale CSE FLP Pensionati

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