Assistente Infermieristico, Sarà veramente la “manna dal cielo”?
Il Governo italiano ha recentemente avviato l’iter di introduzione della figura dell’Assistente Infermiere per affrontare la crescente carenza di personale infermieristico nel Sistema Sanitario Nazionale. Questo progetto è stato concepito come una risposta all’aumento della domanda di assistenza sanitaria dovuto all’invecchiamento della popolazione e alle crescenti complessità nelle strutture sanitarie.
Un profilo che non ci convince: l’assistente infermiere dovrebbe colmare la cronica carenza di personale nelle strutture sanitarie e socio-sanitarie ma tale ennesima ”operazione immagine” ci fa sorgere molte perplessità a partire dalla formazione che consideriamo troppo breve e superficiale (solo 500 ore di lezione e tirocinio) e che, pertanto, non è assolutamente sufficiente per garantire la sicurezza delle cure ai pazienti. Medicazioni, iniezioni e altre mansioni delicate rischiano di essere affidate a personale non adeguatamente preparato, creando timori per possibili errori con conseguenze gravi.
L’eventuale introduzione negli organici di questa figura professionale, ponendosi tra l’OSS e l’infermiere, rischia di creare confusione all’utenza ed ulteriori conflitti fra categorie laddove non sono ancora risolte varie problematiche in tema di inquadramento e valorizzazione del personale.
La creazione di questa figura ibrida, a nostro parere, non rappresenta una soluzione al problema della carenza organica ma, per di più, può aggiungere nuovi rischi e responsabilità per chi già opera in condizioni di stress estremo con possibili ripercussioni sulla qualità del servizio e sulla sicurezza dei pazienti. Si porrebbero poi questioni nuove, e di non poco conto, di definizione dell’ordinamento contrattuale anche rispetto alle competenze delle altre figure professionali esistenti destinate a lavorare nella medesima equipe.
Non vengono, quindi, affrontate le cause vere dell’emergenza infermieristica la cui rimozione passa attraverso la definizione di adeguati fabbisogni di personale, serie politiche assunzionali e interventi per rendere attrattiva la”carriera” di infermiere al fine di garantire servizi sanitari di qualità.
Stiamo vivendo in una realtà dove i giovani non sono spinti ad intraprendere la professione infermieristica e la notevole contrazione delle iscrizioni ai corsi di laurea ne è una dimostrazione come anche le “fughe” all’estero. Non passa giorno che Direttori Generali di Asl e Aziende Ospedaliere ma anche di Aziende private e Cooperative lanciano l’allarme sulle dimissioni di massa del personale infermieristico e sulla necessità di coprire i posti vacanti che i concorsi non riescono a colmare.
Tra le motivazioni alla base di questa situazione vi sono la remunerazione bassa, non in linea con la media europea, anche rispetto alle accresciute responsabilità, le scarse possibilità di crescita professionale, il demansionamento e il grande carico di lavoro legato alla carenza organica e organizzativa, che espongono, inoltre, a maggiori rischi di errori e quindi di denunce nonché ad aggressioni.
La previsione dell’Assistente infermieristico rappresenta per noi una “soluzione, non soluzione” destinata a spostare il problema senza affrontarlo realmente.
Secondo Cse Sanità-FLP bisogna, invece, focalizzare e cercare di risolvere le problematiche di fondo con una riforma seria di riorganizzazione del SSN che ponga al centro il paziente e le esigenze di salute della popolazione mettendo tutti i professionisti del settore in condizione di lavorare dignitosamente, in sicurezza e con un’adeguata valorizzazione professionale. Ciò passa necessariamente attraverso un programma di assunzioni e l’adeguamento delle retribuzioni mettendo a disposizione risorse adeguate per i Contratti Nazionali da rinnovare in tempo e non quando già scaduti.