L’ennesimo incidente stanotte al porto di Genova

Sono circa 900 le vittime sul lavoro dall’inizio del 2024

Una vera e propria strage, non tollerabile, in un Paese fondato sul lavoro, come recita la nostra Carta Costituzionale.

Aumentano le vittime donne, quelle straniere, e l’incidenza sempre più elevata delle malattie professionali.

Ogni giorno, purtroppo, diminuisce la sicurezza sui posti di lavoro, a causa della precarizzazione del lavoro, della mancata adozione, e soprattutto del mancato rispetto, delle regole che dovrebbero invece caratterizzare un Paese civile e industrializzato come crediamo e diciamo di essere.

Turni massacranti, mancata formazione, lavoro sottopagato, subappalti, corsa al maggior risparmio nelle commesse e al guadagno facile, utilizzo selvaggio del lavoro nero e sottopagato, sono le cause principali di queste tragedie che bisogna assolutamente interrompere.

Non è possibile più assistere in silenzio al dramma quotidiano di perdite di vite umane sul luogo di lavoro.

La patente a “crediti” per le imprese, presentata dal Governo nei mesi scorsi come strumento preventivo da sola non basta.

È necessario che si investa in formazione, assistenza, maggiori controlli e sanzioni.

Vanno rafforzati i servizi ispettivi che operano nel nostro Paese, a partire dagli Ispettori del lavoro, di quelli dell’INPS e dell’Inail, ai settori dedicati dell’Arma dei Carabinieri e della Polizia, alla Polizia locale.

Come dichiarato dal Presidente MattarellaLa sicurezza non è un costo, né tantomeno un lusso: ma un dovere cui corrisponde un diritto inalienabile di ogni persona. Occorre un impegno corale di istituzioni, aziende, sindacati, lavoratori, luoghi di formazione affinché si diffonda ovunque una vera cultura della prevenzione».

Alla Ministra del lavoro Calderone, al Governo tutto, come CSE chiediamo di riprendere da subito il confronto con le parti sociali, purtroppo interrotto ingiustificatamente in questi ultimi mesi, per individuare nuove e più decise azioni a tutela del lavoro e della sua sicurezza.

Perché non c’è neanche più un minuto da perdere.

La Segreteria generale CSE

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