CCNL Comparto Funzioni Locali 2022 – 2024

Lo stato dell’arte delle trattative all’Aran

I tre incontri tenutisi a Roma presso la sede dell’Aran per il rinnovo del Ccnl del comparto Funzioni Locali 2022-2024 non preludono a reali cambiamenti di rotta, anzi emerge il rischio di un ulteriore restringimento delle relazioni sindacali e di una trattativa dagli ambiti molto limitati.

Dalle prime proposte formulate dall’ Aran emerge che le risorse individuate dal governo per il rinnovo prevedono un aumento del 5,78%, dal 1° gennaio 2024, pari a 136 euro medi per 13 mensilità, somme assolutamente insufficienti a restituire il potere d’acquisto causato dall’inflazione che è di circa il 18%!

La somma include sia quanto destinato al tabellare che quanto destinato a salario accessorio.

Quest’ultima componente in genere è circa il 10% della somma disponibile per il rinnovo, senza tener conto della necessità di rifinanziare le risorse indispensabili per i passaggi verticali in deroga.

Di questo ammontare circa il 53% è già in pagamento ai lavoratori, come aumento tabellare, per effetto dell’ampliamento dell’indennità di vacanza contrattuale (IVC) previsto dalla legge di Bilancio 2024.

Per il 2022 le risorse sono all’IVC (0,27% del monte salari); per il 2023 a quanto già erogato sotto forma di IVC e anticipo (1,61% del monte salari). Se si considera l’indennità di vacanza contrattuale incrementata già pagata, l’eventuale immediata sottoscrizione del CCNL porterebbe ai lavoratori e alle lavoratrici un aumento tabellare di poco più di 49 euro lordi medi

Comunque si tratta di risorse che non potranno essere utilizzate come investimento per rendere finalmente attrattivi gli enti locali sul piano remunerativo, per le prospettive di carriera, per aumentare le assunzioni di personale, drasticamente ridotto negli anni e su cui gravano carichi di lavoro sempre più pesanti e non sostenibili a discapito della salute e benessere dei lavoratori.

Altra criticità (che a suo tempo abbiamo più volte segnalato ad Anci e ai vari governi) è quella relativa ai limiti di spesa per le assunzioni di personale che non consentono alle amministrazioni di aumentare gli organici rispetto al reale fabbisogno di personale. Solo in parziale controtendenza le assunzioni di assistenti sociali in virtù della L.178/21, che comunque non raggiungono ancora l’obiettivo per il livello essenziale, in quanto mancano ancora 3.500 assistenti sociali che avrebbero dovuto essere assunti entro il 2026.

L’area di E.Q. che per noi andrebbe riconosciuta come ulteriore area di sviluppo professionale e sulla quale sembrava si volesse investire per determinate professionalità, al momento resta confermata come mera sostituzione terminologica con le P.O..

Inoltre nelle proposte Aran:

  • non si prevede, come da noi richiesto, un ampliamento delle materie oggetto di confronto e contrattazione e il coinvolgimento delle RSU non si estende alle materie come la sicurezza e il miglioramento delle condizioni di lavoro e le modalità di migliore armonizzazione con la vita privata e familiare.

  • A fronte della mancanza di volontà di estensione delle prerogative sindacali, si vorrebbe prevedere addirittura solamente un’unica sessione negoziale per tutte le materie oggetto di contrattazione.

  • La richiesta delle OO.SS. di poter intervenire sull’organizzazione degli uffici, sul sistema della performance, sul lavoro agile e sul rinnovo dell’area del funzionariato resta inascoltata.

  • Sul rapporto di lavoro vengono precisati meglio alcuni istituti già esistenti come il diritto alla partecipazione alle assemblee anche in modalità telematica, il diritto al pasto gratuito per chi fa assistenza e vigilanza di minori e per gli addetti alla preparazione dei pasti.

Insomma vi è ancora molto da fare e se questi restano i contenuti del negoziato non vi è dubbio che non ci troveremmo di fronte ad un vero rinnovo contrattuale, ma a un contratto a perdere.

Questo scenario già molto complesso per il personale viene aggravato dagli ultimi provvedimenti legislativi che colpiscono le articolazioni dello Stato più prossime ai cittadini, gli enti locali, andando ad incidere sulla spesa corrente dei comuni, per cui si avranno meno risorse per la gestione degli asili nido, per i servizi agli anziani e alle persone in difficoltà, per la pulizia e la cura del verde e dei parchi pubblici e per tutti quei servizi di cui i cittadini hanno estremamente bisogno.

Vi è una nuova inversione di tendenza nei confronti degli Enti locali e le prospettive di rilancio che si erano intraviste con il PNRR e nel post covid.

Per poter di nuovo contare forse occorre ripensare a mobilitazioni di lavoratori che dal basso facciano sentire la propria voce agganciandosi anche ad associazioni di cittadini con una visione di insieme su ”lavoro, salute e sostenibilità di vita” che oggi richiamano tutti noi a non accettare supinamente anche sul piano contrattuale scelte che non ci soddisfano.

Il Collegio di Presidenza Nazionale

CSE FLPL

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