Il Convegno interconfederale di Roma sul sequestro del TFS

Analisi dei danni, significative convergenze e impegni della politica

Nel quadro delle iniziative promosse unitariamente sullo spinoso problema legato alla diversità di regole e di trattamento tra pubblico e privato in materia di trattamento di fine rapporto di lavoro, le Confederazioni sindacali CSE, CGS, CGIL, UIL, COSMED, CIDA e CODIRP hanno organizzato ieri pomeriggio a palazzo Wedekind in Roma un convegno interessante e ben riuscito.

In apertura del convegno, è stata presentata l’analisi prodotta dalle sette confederazioni sull’impatto economico diretto che il differimento e la rateizzazione del TFS producono nelle tasche dei neopensionati pubblici, che alleghiamo al presente Notiziario.

Queste, in estrema sintesi, le risultanze dello studio, che hanno evidenziato tre aspetti critici:

  1. perdita di potere di acquisto: l’effetto combinato del differimento e dell’inflazione erode significativamente il valore reale del TFS. Un lavoratore pubblico con un importo medio di TFS di 82.400 € subisce una perdita di 11.735 € (pari al 14,2%), con un impatto ancora maggiore per importi più elevati e per chi è soggetto a rateizzazioni più lunghe;

  2. impatto economico complessivo: la perdita di potere d’acquisto, riferita alle cessazioni dal servizio 2022 e 2023, porta a una riduzione totale delle risorse pari a 2 miliardi e 157 milioni di euro, con conseguenze dirette sul benessere di decine di migliaia di lavoratori, a conferma che il differimento si traduce in un vero e proprio taglio occulto dei diritti economici dei dipendenti pubblici;

  3. effetti dell’innalzamento dell’età pensionabile: l’aumento del limite ordinamentale a 67 anni, previsto dalla Legge di Bilancio 2025, comporterà un ulteriore posticipo della liquidazione del TFS/TFR per 76.300 lavoratrici e lavoratori pubblici, con effetti finanziari negativi stimati in 339 milioni di euro nel decennio 2025-2034, che, sommati ai 2 miliardi e 157 milioni, di risparmi derivanti dalle pensioni, portano il totale dei risparmi a 2 miliardi e 484 milioni di euro.

Lo studio conferma che il meccanismo del differimento del TFS/TFR non è più giustificabile, né dal punto di vista economico, in considerazione dell’effetto penalizzante sulla stabilità economica dei neopensionati pubblici, né da quello giuridico, perché risulta violato il principio di equità di trattamento rispetto ai dipendenti privati. Da qui, l’appello delle 7 Confederazioni al Governo e alla Politica a risolvere il problema, anche alla luce delle due passate sentenze della Corte Costituzionale.

Hanno preso parte ai lavori con proprie relazioni autorevoli Rappresentanti di tutte e sette le Confederazioni promotrici. Tra questi, il Segretario Generale CSE, Marco Carlomagno, il quale ha ricordato come le differenze tra pubblico e privato in materia di TFS/TFR esistono non solo in ordine alla diversa corresponsione del maturato economico al momento del pensionamento, ma anche in corso di vita lavorativa, una antica denuncia questa della CSE. Un lavoratore privato, infatti, può chiedere al proprio datore di lavoro un anticipo fino al 70% del TFR maturato a fronte di spese sanitarie straordinarie, acquisto prima casa e altre fattispecie, in base a quanto previsto alle norme vigenti, possibilità negata invece al lavoratore pubblico, il quale è costretto a rivolgersi a qualche istituto di credito pagando fior di interessi. Dunque, una colossale e inaccettabile disuguaglianza che penalizza enormemente i lavoratori pubblici nei confronti di quelli privati e che va sanata, nel contesto di un allineamento delle regole tra pubblico e privato in materia di TFS/TFR.

Sul punto, il nostro Segretario Generale ha ricordato la recente apertura del Governo per bocca del Sottosegretario Durigon in sede di “question time” in Commissione Lavoro della Camera, il quale ha riconosciuto la disparità di trattamento pubblico/privato, ha riferito che la questione è all’attenzione del Governo che si è detto disponibile a uno specifico intervento normativo al fine di riconoscere l’anticipo del TFS anche ai lavoratori pubblici.

Un’apertura interessante e nuova – ha dichiarato Carlomagno – “rispetto alla quale è però necessario che seguano rapidamente azioni concrete di carattere legislativo per allineare a tutto tondo le regole pubblico/privato sul TFS, e per questo sollecitiamo una specifica iniziativa parlamentare al riguardo”.

Sul punto, ha risposto il Presidente della Commissione Lavoro Pubblico e Privato, on. Walter Rizzetto, presente al convegno, che, nel riconoscere ”l’indubbia differenza rispetto ai privati “, ha riconosciuto il “diritto” dei lavoratori pubblici al pari trattamento rispetto ai privati, e ha affermato che “la politica da qui ai prossimi mesi qualche risposta la possa dare”. Un intendimento peraltro ribadito, pur con diverse sfumature, anche dai parlamentari presenti, dall’on. Colucci (primo firmatario del DDL attuativo della sentenza della C.C. n. 130/2023, poi stoppata dal parere negativo della RGS, ma che continua ad essere comunque il testo base su cui converge tutta la Commissione Lavoro), agli onorevoli Scotto e Mari, membri della stessa Commissione, che hanno ribadito il loro impegno convergente al riguardo.

Un indubbio risultato positivo, questa convergenza bipartisan registrata in sede di convegno, che va ascritto pienamente alla iniziativa interconfederale, per la quale la nostra CSE si è spesa a piene mani.

Preziosi sono stati anche i contributi:

  • dell’avv. Andreoni a nome del Collegio dei legali che stanno seguendo i ricorsi in sede giudiziaria promossi unitariamente dalla sette confederazioni, che hanno l’obiettivo di ottenere un nuovo e decisivo pronunciamento della Corte Costituzionale, dopo le due precedenti sentenze ancora inattuate;

  • del Presidente del CIV dell’INPS Roberto Ghiselli, che si è detto d’accordo con la necessità di allineamento delle regole pubblico/privato in materia di TFR/TFS che, con riferimento all’anticipo INPS del TFS al neo pensionato (di cui abbiamo riferito in precedenti Notiziari CSE FLP Pensionati), ha dichiarato che l’attuale blocco è stato imposto dal MEF, che lo ha connotato come “spesa sociale”, mentre a tutti gli effetti è da considerarsi un prestito erogato dal Fondo Credito.

In conclusione, davvero riuscita l’iniziativa unitaria di CSE, CGS, CGIL, UIL, COSMED, CIDA e CODIRP su un tema molto sentito dai lavoratori pubblici, che ha suscitato anche un grandissimo interesse da parte dei media. Articoli sui contenuti del convegno sono apparsi in moltissimi organi di informazione, da La Repubblica on line al Il Sole 24 ore, da Italia Oggi e Corriere della Sera, al Messaggero, segno dell’interesse e dell’attualità del tema.

Ma – lo ricordava Marco Carlomagno a conclusione del suo intervento – “la portata di questa iniziativa delle sette Confederazioni ha un valore aggiunto, che sta tutto nella azione unitaria da parte di Organizzazioni dei lavoratori che, pur muovendo anche da storie, collocazioni e approcci diversi, riescono a riconoscersi in una azione unitaria su una battaglia civile e democratica e su un obiettivo di grande valore sociale.

L’auspicio che CSE esprime è che si possa proseguire su questa strada per ulteriori e nuovi traguardi.

La Segreteria Generale CSE

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