La CSE a Governo e Aran
PER UN VERO RINNOVO CONTRATTUALE BISOGNA CAMBIARE LE LEGGI BRUNETTA
E GARANTIRE ADEGUATI STANZIAMENTI ECONOMICI
Si avvicina il termine per la presentazione da parte del Governo della bozza di legge di stabilità e nel frattempo decorrono impietosi i giorni, i mesi, gli anni dall’ultima tornata contrattuale.
Grazie a noi di CSE/FLP, al nostro ricorso ed alla sentenza della Corte Costituzionale dell’anno scorso, è sempre bene ricordarlo, si è tornati a mettere nell’agenda politica la necessità del rinnovo contrattuale, ma purtroppo i segnali da parte del Governo sono ancora contraddittori e nei fatti elusivi.
La situazione è francamente intollerabile.
Non è pensabile che un confronto tecnico in sede Aran possa sostituirsi alla normale dialettica contrattuale e all’apertura formale dei negoziati.
Non vi sono più scuse per prendere tempo perché l’accordo sui comparti è fatto, ed è decorso anche il tempo concesso per gli eventuali accorpamenti.
Chiediamo che nella Legge di stabilità 2017 vengano stanziate le somme necessarie per fare un vero contratto e respingiamo con forza le elemosine e i finti stanziamenti dei 300 milioni.
Se, ad esempio, come riferimento dovessimo usare i numeri che il Governo ha indicato nel DEF 2016, per il triennio di riferimento contrattuale l’indice IPCA (parametro utilizzato per calcolare gli incrementi contrattuali) sfiora il 4%, e ove applicato, porterebbe a benefici economici medi procapite, a regime, che si attesterebbero mediamente sui 110 euro mensili, con una spesa complessiva pari all’incirca a 6 miliardi di euro.
Senza tenere conto del periodo 1 luglio 2015/31 dicembre 2015, immediatamente successivo alla pubblicazione della sentenza della Consulta che per noi non può essere certo cancellato e di cui bisognerà tenere conto in sede di rinnovo contrattuale.
Somme che, è del tutto evidente, non sono comunque adeguate a recuperare la perdita del potere d’acquisto degli stipendi dei dipendenti pubblici falcidiati da 7 anni di blocco e che potrebbero essere solo il punto di partenza del negoziato (ma temiamo che il Governo voglia cavarsela con molto meno…), non certo d’arrivo.
Ma è necessario anche modificare le leggi Brunetta in tutte quelle parti punitive per i lavoratori pubblici, lesive della contrattazione e del diritto alla carriera.
Per fare finalmente un buon contratto che rimetta al centro dei processi di riforma le donne e gli uomini che lavorano nella pubblica amministrazione, valorizzandone l’impegno e la professionalità, riconoscendone i meriti, garantendo percorsi di carriera oggi negati da una normativa inaccettabile e lesiva della dignità dei lavoratori pubblici.
Chiediamo quindi al Governo di invertire la rotta e, a differenza di quanto avvenuto in questi mesi, dare un segnale di netta discontinuità rispetto al passato, permettendo quindi il dispiegarsi di una tornata contrattuale vera, che tenga insieme difesa del salario, riconoscimento dei diritti, qualità del lavoro e innovazione organizzativa.
Ormai ci siamo. Al Ministero dell’Economia si lavora da giorni sulla legge di stabilità e tra poco inizierà l’iter parlamentare.
Non si può attendere oltre, al buio.
Il Governo metta le carte sul tavolo, noi siamo pronti a fare la nostra parte.
LA SEGRETERIA GENERALE
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