La CSE ribadisce: OCCORRE REPERIRE LE RISORSE MANCANTI. NON SI DEVONO TOCCARE GLI 80 EURO

La CSE ribadisce: OCCORRE REPERIRE LE RISORSE MANCANTI. NON SI DEVONO TOCCARE GLI 80 EURO

Nella mattinata odierna si è svolta presso la sede dell’Aran l’ennesima riunione fra l’Agenzia e tutte le Confederazioni maggiormente rappresentative nell’ambito del Pubblico Impiego. E’ stata una nuova occasione per mettere al centro del confronto i temi caldi legati ai rinnovi contrattuali di quasi tre milioni di lavoratori pubblici dopo la pausa estiva e le uscite sulla stampa di esponenti di parte pubblica che, da un lato hanno espresso sicurezza sul percorso legato ai rinnovi (bontà loro) e dall’altro hanno provato a dettare l’agenda di un percorso a nostro avviso ancora molto, molto accidentato.

Ma lo svolgimento del negoziato invece, sta dimostrando tutte le crepe del preaccordo elettorale del 30 novembre 2016, sottoscritto frettolosamente da CGIL, CISL e UIL, che non può costituire in alcun modo il parametro di riferimento di tutto il sindacato per i rinnovi contrattuali. Vediamo quali sono i problemi sul tappeto che il Presidente Gasparrini ha declinato nella sua introduzione:

  • Ovviamente ha confermato non essere ancora disponibile tutta la cifra completa per il rinnovo del triennio poiché la maggioranza della stessa, oltre 45 euro degli 85 previsti, non è ancora stata confermata per il 2018 e comunque, dice il Presidente Aran, da tale somma complessiva o parziale che sia, andranno tolte le coperture per mantenere gli 80 euro a quella parte di lavoratori pubblici che, conti alla mano, con il seppur misero aumento contrattuale, a regime vedrebbero altrimenti “saltare” il Bonus Renzi; in particolare il dato fornito dall’Aran, assolutamente sottostimato perché relativo solo alla parte fiscale e non contributiva, e che non tiene conto del reddito complessivo, ma solo della parte stipendiale, prevede un utilizzo di almeno 200 milioni di euro per coprire il gap Bonus; se consideriamo che al momento la cifra effettivamente stanziata dal Governo per il rinnovo non supera il miliardo di euro possiamo dire, senza tema di smentita, che circa il 20% dello stanziamento si è già volatilizzato.
  • Inoltre se pure volessimo considerare congrua la cifra dei famosi 85 euro previsti nell’accordo (e non lo sono assolutamente considerati gli anni di forzoso blocco contrattuale) la restante parte non solo non è ancora materialmente disponibile, ma molto probabilmente verrebbe stanziata per produrre i suoi effetti alla fine della decorrenza contrattuale prevista – 31.12.2018 – con il risultato che se tutto va bene qualche euro i lavoratori lo vedranno in busta paga solo ai primi mesi del 2019…
  • Altra questione posta è stata quella del welfare contrattuale, ripreso dall’atto d’indirizzo e che, ha confermato il Presidente Aran, non può che essere a totale carico del “nostro” aumento contrattuale; se pensiamo a quello che succede nel resto del mondo del lavoro italiano e non solo, non certo fermo sul fronte contrattuale come quello pubblico, i commenti rischiano di diventare offensivi;
  • Sempre il Presidente Gasparrini ha ribadito che Il “recinto” entro il quale deve essere disegnato tutto il percorso, è quello indicato negli atti d’indirizzo, ora quello delle funzioni centrali, domani quello della sanità, poi quello della scuola ed infine quello delle autonomie locali. Queste ultime, però, a nostro avviso sembrano avere maggiori margini di manovra legati ai diversi limiti della finanza pubblica o forse alle diverse esigenze di ordine politico con il rischio di disegnare un rinnovo contrattuale asfittico e pure strabico.

Il giro di tavolo che è seguito all’introduzione del Presidente Aran, è stato caratterizzato da una evidente difesa d’ufficio dei sottoscrittori dell’accordo del 30 novembre 2016 che hanno richiesto il rispetto degli impegni presi e allo stato non mantenuti da parte del Governo e in primis da parte della Ministra Madia; qualcuno ha chiesto anche allo stesso Gasparrini di farsi portavoce della richiesta d’incontro con la Ministra, al quale ovviamente noi non ci sottrarremo ben sapendo però i risultati che nel tempo hanno caratterizzato questi incontri politici.

Oltre a quest’argomento, le parti sociali hanno affrontato altri argomenti anche in previsione dell’incontro dl 31 p.v. sul rinnovo contrattuale del Comparto Funzioni Centrali. In particolare nel suo intervento la nostra Confederazione ha confermato con forza la richiesta di stanziamenti idonei a poter discutere seriamente di un “vero” rinnovo contrattuale e ha dichiarato il proprio fermo dissenso a qualsiasi ipotesi connesse al taglio del Bonus di 80 euro.

 Così come CSE ha dichiarato con fermezza che non si sentirà vincolata dal “recinto” dell’atto d’indirizzo ma forte della propria piattaforma contrattuale, rivendicherà con altrettanta fermezza la scelta di un contratto che dia segnali tangibili (e non tolga) oltre che sul fronte economico anche su quello della riforma della PA e della crescita professionale dei lavoratori pubblici. Quanto sopra, collegando il tema delle relazioni sindacali e della partecipazione del Sindacato ai necessari mutamenti organizzativi per rendere la macchina amministrativa dello Stato più funzionale e più vicina alle esigenze dei cittadini.

                                                                                                                                         

Categoria:CSE


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