RINNOVO CONTRATTI PUBBLICI
ANCORA UN INCONTRO INTERLOCUTORIO ALL’ARAN LA CSE CHIEDE CHE VENGANO STANZIATE RISORSE ECONOMICHE ADEGUATE
Chi pensava che la riunione del 28 agosto potesse segnare un passo avanti nel negoziato per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego è stato smentito.
Anzi possiamo dire che si è fatto invece un passo indietro, dichiara Marco Carlomagno, Segretario generale della CSE, confederazione maggiormente rappresentativa nei comparti del pubblico impiego.
Le tabelle presentate dall’Aran ad inizio riunione sull’impatto dei “benefici contrattuali” rispetto al bonus fiscale degli 80 euro a suo tempo erogato dal Governo, dimostrano come le scarse risorse finora stanziate rischiano da un lato di penalizzare chi può perdere il bonus con il misero aumento contrattuale disponibile e d’altro canto, ove si volesse evitare tale kafkiana situazione, vi sarebbe un’ ulteriore riduzione delle già esigue risorse disponibili per tutta l’altra platea dei lavoratori pubblici.
La dimostrazione lampante di come l’accordo preelettorale del 30 novembre 2016, sottoscritto frettolosamente da CGIL, CISL e UIL alla vigilia del referendum, sia stato solo un bluff e che al momento non vi sono risorse per rinnovare i contratti, dopo più di 8 anni di blocco.
La CSE nel suo intervento ha chiesto al Presidente dell’Aran di farsi parte attiva con il Governo per trovare risorse aggiuntive atte a risolvere questioni che non sono precipuamente contrattuali, come la defiscalizzazione degli 80 euro, e per garantire l’estensione al pubblico della defiscalizzazione dei fondi di produttività e degli istituti necessari per l’attivazione del welfare aziendale, come già previsto per il privato e da alcuni atti di indirizzo dei comparti pubblici.
Per fare i contratti ci vogliono risorse economiche adeguate, e queste vanno reperite da subito all’interno della prossima legge di stabilità, le cui linee di indirizzo vanno approvate entro settembre.
In mancanza di segnali precisi dalle controparti non potremo che chiamare alla mobilitazione i circa tre milioni di lavoratori pubblici che da troppi anni si vedono negare dignità e diritti, conclude Carlomagno.
Roma, 28 agosto 2017
L’Ufficio stampa CSE
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