Varato il disegno di legge sul bilancio 2023  

 Quota 103, proroga di ape social e di opzione donna con modifiche

Il Consiglio dei Ministri ha varato nella notte il disegno di legge relativo alla manovra di bilancio 2023, che contiene, tra le altre cose, anche importanti provvedimenti in materia di pensioni.

Trattasi di una manovra che, partendo dal quadro di riferimento delineato dalla NADEF recentemente aggiornata, prevede misure per complessivi 35 miliardi di euro, di cui circa i due terzi sono rivolti a contrastare il caro energia nel primo trimestre del nuovo anno, e che poi dovranno essere eventualmente rifinanziate.

Tra i provvedimenti presenti nella manovra di bilancio ci sono, naturalmente, anche quelli che riguardano il pianeta pensioni. Che partono da un assunto diventato da qualche anno un classico delle leggi di bilancio: misure tampone, e rinvio a tempi successivi della riforma pensionistica. E’ avvenuto con altri Governi, ultimo in ordine di tempo quello presieduto da Draghi, e anche con il Governo Meloni il copione si ripete, anche se in questo caso è molto più giustificato. E allora vediamo le novità per il 2023 in materia pensionistica, peraltro in buona parte da noi già anticipate (vedasi il Notiziario n. 17 del 24 ottobre u.s.).

  • “QUOTA 103”: abbandonata ogni velleità di cancellare la Fornero come si è sentito dire in campagna elettorale, e al fine di evitare l’entrata a regime dei requisiti previsti dalla riforma Fornero del 2011 che prevede come noto uscite dal lavoro a 67 anni per anzianità o con 42 anni (41 per le donne) e 10 mesi in via anticipata, il DDL bilancio contiene un nuovo schema di anticipo pensionistico che consentirà di andare in pensione con 41 anni di contributi e 62 anni di età anagrafica (62 + 41= 103). Come si ricorderà, come CSE FLP Pensionati chiediamo da tempo la possibilità di uscita dal lavoro con 41 anni di contributi, ma senza ulteriori vincoli e condizioni. La scelta del Governo è stata invece quella di dire sì al requisito dei 41 anni di servizio, ma coniugato con il vincolo anagrafico dei 62 anni d’età, il che ne limita enormemente l’utilizzazione (si stimano in circa 48mila lavoratori i potenziali fruitori).
  • “OPZIONE DONNA”: rispetto ai requisiti oggi previsti (35 anni servizio e 59 anni d’età, 60 per le lavoratrici autonome), il DDL Bilancio 2023 prevede la sua proroga, ma con alcune modifiche. I requisiti da maturare entro l’anno in corso saranno sempre i 35 anni di servizio, ma si uscirà a 58 anni con due figli, a 59 anni con 1 figlio e a 60 anni senza figli. Non muterà comunque la condizione che escluderà ancora molte donne, quella del ricalcolo interamente contributivo per la determinazione dell’importo della pensione, che continuerà così produrre le penalizzazioni ben note (fino al 30%).
  • “APE SOCIALE”: prorogata anche questa opzione al 31.12.2023, con la riconferma dei requisiti di accesso previsti dalla legge di bilancio per il 2022 (L. 30.12.20211, n. 234).
  • PENSIONI MINIME: indicizzazione 2022 al 120%, che determinerà l’incremento della pensione minima a 570 € circa
  • “BONUS”: recuperato il c.d. “Bonus Maroni”, dal nome del suo ideatore proprio oggi scomparso, che consentirà a chi avrà maturato i requisiti per andare in pensione e deciderà invece di restare a lavoro di avere una maggiorazione del 10% in più del proprio stipendio.

Questi i provvedimenti che riguardano la materia pensionistica, desunti dal comunicato stampa di Palazzo Chigi e dagli interventi del Governo nella conferenza stampa di stamattina, che, come già detto, ripropongono purtroppo il cliché delle manovre di bilancio di questi ultimi anni, riproponendo ancora una volta misure tampone in attesa della riforma che verrà.

Naturalmente, per un giudizio più dettagliato, dovremo aspettare di leggere il testo finale del disegno di legge, che potrebbe andare incontro, come avvenuto negli anni scorsi, ad ulteriori, piccoli aggiustamenti. Ma che dovrebbe vedere la luce, nel testo inviato al Parlamento, in tempi molto più rapidi rispetto agli anni precedenti, stante le sollecitazioni che vengono dall’Europa.

E dovremo anche aspettare l’avvio dei lavori nelle Commissioni parlamentari competenti e della successiva discussione in aula, che quest’anno partirà dalla Camera per poi approdare al Senato, ma verosimilmente solo per il voto di fiducia stante il davvero esiguo tempo a disposizione.

Come CSE FLP Pensionati, seguiremo da vicino lo sviluppo dei lavori parlamentari per quanto attiene alle misure in materia di pensioni, e la nostra Confederazione, come già avvenuto negli anni precedenti, non mancherà di formulare proposte migliorative, anche in forma di emendamenti, da portare all’attenzione del Parlamento che dovrà poi dire la parola definitiva.

 

Il Coordinamento Nazionale CSE FLP Pensionati

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